Strada provinciale 34 di Rosano

Questa breve provinciale parte da Firenze, subito dopo il viale Europa, per terminare il suo percorso nel comune di Pontassieve.

Vorrei far sapere al mio paziente lettore, prima di iniziare il viaggio, che proprio stamattina, curiosando nella Rete, ho trovato che nel 1992 è stato edito un libro sulle strade provinciali di Firenze (1) a cura di Leonardo Rombai attuale presidente di Italia Nostra, sezione fiorentina, già ordinario di Geografia all’Università.

Detto questo, parto la mattina stessa del 16 settembre 2019 e me ne vado a vedere questa strada.

Il Km 0 è poco dopo il posteggio scambiatore ‘Europa’, che si vede a sinistra, e l’incrocio con via del Cimitero del Pino. Dopo il semaforo inizia via Pian di Ripoli; la tabella del km 0 si trova su questa strada.

Come ho già detto in altre occasioni, le denominazioni delle strade provinciali, regionali, statali, quando entrano nei centri abitati, si prendono degli altri appellativi, come piccole mascherine. La provinciale 34 detta ‘di Rosano’, pur chiamandosi in due modi diversi, via Pian di Ripoli e via di Rosano, per tutto il percorso si porta dietro le sue belle tabelle distanziometriche fino all’ultimo metro.

Subito dopo si trova il cartello del comune di Bagno a Ripoli sotto un olmo.

Poco oltre, a sinistra, sventolano le bandiere di un resort di lusso.
Questo è il suo impeccabile muro di cinta che dà su Via Degli Olmi.

Più avanti incontro il cartello con le indicazioni delle direzioni per altre vie, una delle quali già percorsa: la provinciale 1 Aretina per S. Donato.

A lato, e per un tratto di strada, si vede al bordo della via una vite inselvatichita testimone di una coltivazione abbandonata.

Tempo addietro la terra circostante era lavorata con orti e colture i cui prodotti rifornivano i mercati di Firenze.

Leggendo alcune pagine del libro citato sopra, (1) vengo anche a sapere che, per alcuni secoli, questa strada è stata oggetto di moltissime modifiche, molte delle quali sollecitate dai produttori di beni agricoli, artigianali, di inerti da cava che necessitavano di una via funzionale per i trasporti verso la città.

Questo itinerario ha cambiato nome varie volte fino ad prendere quello odierno il cui tratto iniziale, nel comune di bagno a Ripoli, assume la denominazione di via Pian di Ripoli.

Non trovo un cartello che lo confermi se non quello di un interno al km 0 + 500.

Poco dopo incontro un altro cartello di direzione che indica la via che devo seguire, procedendo diritto.

A sinistra in basso c’è un’osservazione esposta da un tifoso di calcio della squadra del capoluogo fiorentino. Perché un tifoso? Perché questa pagina it.wikipedia.org/wiki/ACF_Fiorentina ci informa che nel 1926 è nata l’Associazione Calcio Firenze e Associazione Fiorentina del Calcio.

Sopra, qualcun’altro ha appiccicato un adesivo che sembra quello di una nota marca di auto ma vuol dire tutt’altra cosa. Si può indagare cercando nella Rete.

200 metri più avanti incontro il cartello del capoluogo del comune che ha giurisdizione su questa tratto di strada.

Al km 1 + 500 incontro una grande rotonda con un’installazione contemporanea; qui ha termine la via del Pian di Ripoli.

Questo è l’autore dell’installazione, uruguaiano. Per chi lo volesse conoscere: it.wikipedia.org/wiki/Pablo_Atchugarry.

Girando attorno, a destra, si vede una delle strade che si diramano da questa rotonda. Conduce a due luoghi topici: uno locale, bonificato, e uno conclusivo senza attributo.

Sempre sulla rotonda vedo le indicazioni che mi indicano il percorso.

Confutando l’iniziale informazione circa i nomi locali della provinciale, per un primo breve tratto dopo la rotonda, qualche mappa le assegna il nome di via del Padule fino all’incrocio con via di Rimaggio. La cosa viene confortata da un’ulteriore ispezione del 23 settembre, durante la quale, per questo tratto stradale trovo un numero interno di una sua diramazione.

Questa via del Padule proviene da Bagno a Ripoli prima della rotonda, passa dalla rotonda, porta il suo nome fino all’incrocio e poi se ne va per i fatti suoi verso l’Arno con alcune ramificazioni e contorsioni.

E poi, se ho ben compreso, la provinciale 34 aveva il suo inizio all’incrocio con via del Padule e via di Rimaggio, fino agli anni 80 del 900. M al cosa deve essere rivista.

Dopo la svolta a sinistra di via del Padule, la provinciale prende l’identità di via di Rosano.

Al suo chilometro 2 + 600 immediatamente prima della progressiva ettometrica 700 si trova la località di Candeli.

Due cartelli indicano la direzione per due interessanti strutture religiose: S. Andrea a Candeli e S. Donnino a Villamagna. Della prima si trovano notizie in it.wikipedia.org –Chiesa_di_Sant’Andrea a Candeli, con una buona bibliografia, e della seconda in it.wikipedia.org – Pieve_di_San_Donnino a Villamagna.

Il 23 settembre sono andato a cercare queste due chiese ma ne ho visto solamente le facciate perchè erano chiuse.

S. Andrea a Candeli

Da questa chiesa si può ammirare uno dei paesaggi di questa regione prodiga di simili spettacoli, anche con le costruzioni moderne, al di là dell’Arno.

Dal bivio per Candeli alla chiesa di S. Donnino a Villamagna ci sono circa cinque chilometri, portandosi su per una strada stretta con case di pregio, ombre di latifoglie, qualche apertura su coltivi e tanta tranquillità.

S. Donnino a Villamagna

Questa chiesa è circondata da un tranquillo borgo dove regna sovrano un sereno silenzio.

Ridiscendendo, al cartello della località di Candeli, lo sguardo incontra un altro panorama che racchiude la città di Firenze, laggiù in basso.

Ritorno sulla provinciale.

La strada prosegue senza particolari attrattive. Si trova in una valle dell’Arno che scorre verso Firenze, alla sua sinistra. La valle è stretta e le costruzioni e le zone intensamente utilizzate hanno conquistato anche la colline soprastanti.

Sempre dal libro (1) raccolgo delle informazioni circa il modificarsi del tragitto, nell’arco di almeno sei secoli, più e più volte, a causa della forza dell’acqua ma anche delle esigenze dei produttori di beni di consumo e di utilizzo a cui ho già fatto cenno.

Bisognerà giungere al km 7 + 900 per incontrare qualcosa che meriti una visita, anche se il risultato di questa potrebbe lasciare la bocca secca. Si tratta delle Gualchiere di Remole ma ne parlerò quando le andrò a visitare oggi, per la prima volta in vita mia, dopo averne visto l’indicazione decine di volte.

Prima incontro la frazione di Vallina.

Al suo interno trovo un cippo chilometrico, il modello precedente alle tabelle, che segna il chilometro cinque.

L’Arno si piega a gomito sotto l’abitato, spingendo la sua forza sulle sponda sinistra e rendendo impossibile un allargamento della sede viaria. Le case della frazione sono come soffocate tra questa forza naturale, la collina e una strada stretta e molto utilizzata.

Questa frazione sarà cointeressata ad un grande progetto detto ‘doppio ponte di Vallina’ che dovrebbe avere la funzione di regolare il traffico automobilistico che in determinati momenti della giornata è alquanto sostenuto e che, in caso di incidente, ne provocherebbe la paralisi.

In un articolo di Repubblica.it, del febbraio scorso, alla provinciale 34 di Rosano viene attribuito uno dei punteggi più alti in Toscana per incidenti stradali su strade extraurbane.

Se si vogliono leggere gli articoli che sono dedicati a questo progetto, le valutazioni pro e contro l’opera e vederne il disegno si può andare in Rete.

Per essere indirizzati almeno verso una delle sue voci: www.quiantella.it/2019/05/09/doppio-ponte-di-vallina/

Durante il passaggio del 23 settembre, rilevo le testimonianze delle ragioni a favore della costruzione del ponte, espresse su tagli di stoffa bianchi, riportate anche dal sito www.quiantella.it a questa pagina www.quiantella.it/2019/09/23/presidio-striscioni-e-volantinaggio-a-favore-del-doppio-ponte-di-vallina-fotogallery/.

Proseguo per la mia via incontrando, all’uscita dell’abitato, una zona di impianti artigianali e industriali con gli inevitabili annessi non proprio gradevoli.

Oltrepassata Vallina, al chilometro indicato dalla piccola tabella di progressiva ettometrica, mi imbatto nei lavori di ripristino seguiti ad una frana che ha ferito la collina e bloccato la provinciale l’otto marzo del 2018.

La strada è interessata da un piccolo spostamento di carreggiata sotto l’alto muro di contenzione.

Al km 7 + 900 a sinistra trovo, come avevo premesso, l’indicazione per raggiungere le Gualchiere di Remole.

Questo sito di testimonianza artigianale, che ha la sua nascita nel basso medioevo, adesso è un luogo di abbandono.

Per quanto riguarda la funzione di una gualchiera possono essere attinte delle informazioni da it.wikipedia.org/wiki/Gualchiera

Nello specifico si potrà visitare la pagina: www.italianostra.org/gualchiere-di-remole-a-bagno-a-ripoli-firenze-segnalazione-per-la-lista-rossa/  che, oltre alle notizie storiche e quelle politiche attuali, dà delle motivazioni sui suoi, quasi doverosi, recupero e valorizzazione.

Un’altra pagina che si può consultare, con notizie storiche e bei disegni, è www.bathontheriver.it/it/it/storie/18731-le-gualchiere-di-remole-un-insediamento-proto-industriale.

La lunghezza di via delle Gualchiere è di soli 500 metri.  In questi 500 metri è chiuso un patrimonio che andrò a vedere.

Alla fine degli anni 80 e i primi anni 90 del ‘900, la strada, con quella dei Renai, che visiterò poco più in là, facevano parte della vecchia via prima che fosse oggetto di varianti per allontanarla dal fiume e renderla più scorrevole.

Nell’abitato delle Gualchiere, sulla piccola strada che porta alle stesse, si trova un cartello informativo fermato ad una recinzione e coronato da lauroceraso.

A piedi percorro questo luogo che, nell’arco dei secoli, doveva essere traboccante di vita.

Un giornale in Rete lo definisce ‘uno degli esempi più preziosi di archeologia preindustriale in Europa’.

Popolazione dell Gualchiere nel 1910
                                                      Scolaresca del 1934

Un canale viene dall’Arno per scorrere poi davanti alle costruzioni. Dovrebbe essere quello che faceva funzionare i macchinari della gualchiera che, nella pienezza del suo funzionamento, è stata anche mulino e macina per minerali grezzi.

Prima di inoltrarmi, per un po’, nell’area circostante, all’altezza una transenna, trovo questa civica protesta scritta su quello che, forse, era un cartello illustrativo per questo luogo lasciato all’incuria.

Passeggio poco lontano dal canale, quasi in una scenetta pastorale, un po’ consolatoria in mezzo a tanto abbandono.

Il paesaggio mi suggerisce una veduta di Constable ma è solamente una visione interiore.

Passeggio anche dietro alla costruzione che assomiglia ad una minuscola fortezza.

Osservo ancora la gora che passa sotto le costruzioni. Delle abitazioni con tanto di numeri civici, abbandonate, la osservano dall’alto, chiuse nel loro silenzio.

Il senso di incuria è avvolgente e coinvolgente. E’, senza più ombra di dubbio, un patrimonio da recuperare e pare che siano state riproposte le intenzioni di procedere in tal senso.

Nuovamente con le ruote sull’asfalto, al km 8 + 800, trovo un altro luogo che, forse, aveva una funzione produttiva: lo scavo della sabbia fluviale. Ma non è detto, perché il toponimo Renai era descrittivo anche delle zone sabbiose che lasciavano i fiumi al loro ritirarsi. Per adesso non ho trovato informazioni sull’origine del nome di questa località.

Lungo il breve percorso della località, circa 600 metri, lungostrada si affacciano una serie di gradevoli costruzioni.

Ma poi, andando a piedi dietro a qualcuna di queste costruzioni, per dare un’occhiata alla flora riparia, non trovo piacevole la vista di una notevole serie di oggetti riciclati per impieghi di varia natura, soprattutto per l’orticoltura o l’allevamento familiare o come deposito.

Non riconosco in questa raccolta di oggetti neppure il ‘buon uso delle cose’ ma solamente un accumulo scoordinato, ancorché pratico, che disturba soprattutto il mio gusto estetico.

La robinia domina lo scenario floristico accompagnata da altre essenze autoctone o naturalizzate. E’ un luogo che, probabilmente, verrà sottoposto ad un intervento manutentivo ma, per ora, tra orti arrangiati, conservazione di cose, pollai e conigliere questo angolo sulla riva sinistra dell’Arno non invita alla sosta.

Ma, comunque, osservo alcune piante che vi crescono, oltre alla robinia, come la straniera fitolacca americana.

Questa è la scheda in Acta Plantarum: www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=14668.

Vedo il luppolo nostrano avvinghiato ad una canna naturalizzata, un’Arundo donax.

Queste sono le loro schede per saperne qualcosa di più:
https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=1483
https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=15003.

Una zucca ha preso possesso di uno spazio sulla riva dell’Arno che scorre sotto.

E per finire, fotografo un altro dettaglio che descrive bene il concetto dell’incuria. Questa modalità di comportamento, si sa, è alquanto diffusa e, di conseguenza, mediamente abitudinario.

Mi allontano, ancora una volta disarmato, ma le cose sono quello che sono.

Riprendo il viaggio sulla provinciale che corre lungo alcune colture della Cotogna di Rosano, pesca che ha un certa notorietà nella zona ma che ora va verso un progressivo calo della sua coltivazione.

Sto andando verso la conclusione del mio breve viaggio. Questo cartello indica un bivio con il nome di Rosano, che, sebbene dia il nome alla provinciale 34, si trova su un’altra: la 90.

Do un’ultima occhiata su una giovane coltivazione che noto alla destra, quella della vite. Evidentemente si sta cercando di rendere produttivo una piccola parte di questo territorio, che appare piuttosto povero di colture di una certa rilevanza, pur essendo fortemente antropizzato.

Qualcosa è rimasto dell’ubertoso luogo a cui fa riferimento il libro sulle strade provinciali di Firenze. Il tempo ha consumato i suoi frutti.

Superato il bivio, un grande cartello mi informa che sto giungendo alla rotonda dove finirà la provinciale. Vi sono indicate strade di maggiore rilievo.

Oltrepassato il ponte sull’Arno incontro il comune di Pontassieve prima della rotonda.

Ed infine l’ultimo chilometro mi viene indicato da due modelli informativi, il cippo e la tabella.

Viene anche indicato il termine del tratto di competenza della società che sovrintende alla manutenzione della strada.

Ed ecco infine la rotonda che ho menzionato.

Concludo questo breve viaggio, con un imperfetto resoconto ma con una sensazione che mi ha seguito per buona parte del tragitto: tutto potrebbe essere perfettibile secondo le capacità, la volontà, la cultura delle cose che sono fuori dal nostro giardino.

E sono già sulla statale 67 che incontro a questo chilometro

 

BIBLIOGRAFIA
(1) Le strade provinciali di Firenze – Leonardo Rombai – Olschki ed. 1992

RINGRAZIAMENTI
www.google.com
www.it.wikipedia.org
www.quiantella.it
www.italianostra.org
www. actaplantarum.org

RINGRAZIAMENTI PARTICOLARI
Alla correttrice del testo Elena Tondi

Avvertenza importante
Se vi sono persone che trovano che un loro diritto sia stato leso, me ne metta al corrente e sarà mio obbligo modificare o eliminare la nota, dopo un civico confronto.